
Occhio secco: che cos’è e come curarlo
Bruciore o dolore agli occhi? Li senti spesso pesanti o affaticati? Con i ritmi frenetici a cui ormai siamo sottoposti e con l’attività da vicino, in particolare riguardo a smartphone e computer, diventa sempre più comune la cosiddetta sindrome dell’occhio secco. Ne parliamo insieme al dottor Giulio Modorati, medico chirurgo specialista in Oftalmologia e specialista del centro medico Monza Medicina.
Occhio secco: che cos’è e come curarlo
“La Sindrome da Disfunzione Lacrimale (SDL), o occhio secco, è una delle più frequenti patologie che l’oftalmologo incontra nella sua pratica clinica. Nonostante l’elevata prevalenza di questo tipo di problema, fino a poco tempo fa, i meccanismi fisiopatologici che ne stanno alla base erano poco conosciuti – spiega il dottor Modorati – Fortunatamente, negli ultimi dieci anni, sono stati fatti notevoli progressi nella comprensione della patogenesi dell’occhio secco che ora viene considerata una patologia infiammatoria oculare. Queste nuove evidenze scientifiche hanno sottolineato l’importanza di aggiornare classificazioni, approccio diagnostico e terapie mirate per la gestione e il trattamento della sindrome da disfunzione lacrimale. Questa breve trattazione si focalizzerà su definizione, classificazione, epidemiologia, patogenesi, percorso diagnostico e strategie terapeutiche basate sulla severità della malattia”.
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I trattamenti per risolvere questa problematica
“Esistono attualmente molteplici strategie terapeutiche in corso di sindrome da disfunzione lacrimale. Tutte queste opzioni dovrebbero essere scelte in maniera personalizzata per il singolo paziente in base ad eziologia e severità della malattia – aggiunge Modorati – Si può partire dall’utilizzo di lacrime artificiali, gel o pomate; passando per occhiali a camera umida, anti-infiammatori topici (corticosteroidi, ciclosporina, acidi grassi omega-3), tetracicline; occlusione dei puntini lacrimali, secretogoghi, siero autologo; oppure ancora lenti a contatto, immunosoppressori sistemici o addirittura in alcuni casi con l’impiego della chirurgia (membrana amniotica, chirurgia palpebrale, tarsorrafia, trapianto di ghiandole salivari)”
“Tutte le numerose attività da vicino, come l’utilizzo di smartphone o computer o più in generale quando si fissa qualcosa tipo il mouse o la sua freccia, possono creare un occhio secco. Fissando uno schermo si riducono le volte in cui si ammicca e quindi si chiude l’occhio e per questo è consigliato l’utilizzo di lacrime artificiali – conclude il dottor Modorati – In generale comunque, come detto in precedenza, il trattamento deve essere basato sul livello di severità della patologia. La sempre maggiore consapevolezza del fatto che la sindrome da disfunzione lacrimale è una patologia infiammatoria progressiva dovrebbe incoraggiare clinici e ricercatori ad occuparsi in maniera esaustiva del problema, cercando di sviluppare terapie sempre più mirate e personalizzate rispetto al quadro di ogni singolo paziente”.
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